Quando la Malattia Tocca un Caro: Cosa Provano i Familiari, Cosa Serve ai Malati

Medico parla con una giovane signora malata in uno degli hospice.

Scoprire che una persona amata è gravemente malata, forse in fase terminale, è uno shock.

In quel momento, la famiglia e gli amici si trovano davanti a un bivio emotivo ed esistenziale: come reagire? Cosa fare, cosa dire, come stare vicino?

L’impatto della notizia

Ogni famiglia reagisce in modo diverso. C’è chi si attiva subito per “fare tutto il possibile” e chi invece si blocca. Alcuni si avvicinano, altri, anche inaspettatamente, si allontanano. Amici e parenti possono sentirsi impreparati, spaventati, a disagio, temendo di non trovare le parole giuste o di “disturbare”. Succede allora che il malato si ritrovi solo, circondato solo dai familiari più stretti, o addirittura in completo isolamento.

Il silenzio degli altri: disagio o abbandono?

Molti conoscenti, amici e parenti evitano di fare visita, non perché non ci tengano, ma perché non sanno come affrontare il dolore, la malattia, il cambiamento.

Hanno paura di dire qualcosa di sbagliato, o di non sapere come comportarsi. Ma per chi è malato, l’assenza può essere devastante. Anche se non lo dice, anche se cerca di apparire forte, soffre profondamente.

Per alcuni il silenzio degli altri è come una morte anticipata: il segno che il mondo intorno ha già voltato pagina.

Più che parole: la presenza che cura.

Nella fase più difficile della malattia, non servono discorsi perfetti.

Quello di cui il malato ha bisogno, e che la Fondazione Gigi Ghirotti ha imparato a riconoscere in decenni di esperienza, è:

• una presenza discreta ma continua;

• ascolto autentico, senza giudizio;

• qualcuno che testimoni con affetto il valore della sua esistenza, che aiuti a ricordare, raccontare, lasciare un segno.

Stare accanto a chi soffre non significa trovare le parole giuste, ma rimanere anche nel silenzio, offrire uno sguardo, una mano, un tempo dedicato.

E i familiari? Una montagna di emozioni da gestire.

Chi vive accanto al malato affronta una vera e propria tempesta emotiva: paura, rabbia, impotenza, senso di colpa, confusione. Spesso i familiari sono travolti dal peso delle decisioni, dalla gestione quotidiana della cura, e da una domanda che non li lascia mai: “Sto facendo abbastanza?”

Non è raro che si sentano abbandonati a loro volta, o che provino solitudine in una rete familiare e sociale che sembra improvvisamente scomparsa.

La risposta della Fondazione Gigi Ghirotti.

Proprio per questi motivi, la Fondazione offre un supporto concreto e umano a entrambe le parti: al malato e ai suoi familiari.

Con l’aiuto di volontari formati, che possono entrare nelle case quando la famiglia si sente sola o in difficoltà, per offrire una presenza, un conforto, un aiuto pratico o semplicemente uno spazio di respiro.

Con equipe professionali (medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, operatori sociosanitari) che supportano ogni fase dell’assistenza, a domicilio o in hospice, con prestazioni gratuite.

Con attività di ascolto e sostegno psicologico, anche in forma individuale o di gruppo.

Non lasciare soli i malati. Non lasciare soli i familiari.

La sofferenza condivisa è più sopportabile. L’amore, anche se silenzioso, può fare la differenza. Non servono gesti eroici, ma gesti veri: una visita, una carezza, una telefonata, una mano tesa.

Oppure il coraggio di dire: “Sono qui, e ci resto”. La Fondazione Gigi Ghirotti è accanto a chi soffre e a chi cura. Perché nessuno dovrebbe affrontare da solo il dolore, né fisico né emotivo.

Per saperne di più

Scopri come diventare volontario o chiedere il supporto della Fondazione, a casa o in hospice.